giovedì 29 gennaio 2009

whose pride? the battle rages on

La Banana Blu da un caloroso benvenuto all'intervento di un ospite esterno: vi presento un promettente collega di dottorato, dott. Marco Mori - attualmente impegnato in ricerche in quel Exeter, ridente paesino di nostra conoscenza. Siccome ad aspettare la minacciosa risposta tranchant al mio post Straight pride l'età della pensione si avvicina, ecco una visione decisamente alternativa e "militante".

Unica premessa: la lettera prende le mosse da un post del blog del giornalista Pierluigi Diaco - fortemente critica nei confronti dell'Arcigay-, che potete leggere cliccando il link qui sotto. A vous...

Lettera a Pierluigi Diaco (www.diacoblog.com/)


Caro Pierluigi,

hai tutta la mia simpatia e stima, però vorrei ricordarti che essere militante gay oggi significa anche essere volontario in una delle decine di “telefoni amici” gay, di Arcigay e non che ci sono in Italia.
Linee a cui chiamano padri 40enni che si scoprono o si accettano gay a quell’età, con tutti i problemi del caso che puoi immaginare (mogli, figli etc.).

Questo perchè nella EMANCIPATA Italia ci sono persone che ancora sono marginalizzate, discriminate e a volte anche picchiate e uccise.
Ci sono persone che non si accettano, si costringono in vite irreali, mentendo a se stesse e alle persone a cui voglionio bene pur di avere una parvenza di “rispettabilità” e di “onore”.
Quanti sono i figli ancora cacciati di casa perchè gay e respinti dai genitori perchè il sistema dei media (di cui tu fai parte) passa un messaggio distorto e fazioso dell’omosessualità?
Dove andrebbero se non ci fossero quelle associazioni di militanti che funzionano con autofinanziamento e volontariato e che creano reti sociali dando supporto e informazionee?

Non mi interessano le ragioni politiche o gli estemismi di sorta. Lavoro in università fuori dall’italia e sono distante anni luce in questo momento dalla politica attiva.
Però bisognerebbe anche pensare che essere militanti e omosessuali nell’Italia in cui vengono organizzati i corsi di Nicolosi, o dove ancora - come sarà al prossimo Sanremo - qualcuno velatamente parlerà di malattia, ma soprattutto in un Paese in cui non ci sono diritti civili, come in tutti i Paesi realmente Civili, beh, essere militante non è sintomo di una "dittatura gaya", ma di una battaglia politica ancora non vinta, per colpa, merito o demerito non solo di Arcigay, ma di tutti.

Quando tu chiami il coming out uno "sputtanamento", come riportato nel blog, a me sembra che crolli tutta tua argomentazione.
viviamo in una società in cui si vive una sorta di presunzione di eterosessualità.
se tu incontri la tua fidanzata fuori dal cinema e la saluti con un “bacetto” casto e pudico dopo una giornata di lavoro stai facendo cosa buona e giusta.
Pensi che un omosessuale/gay in un cinema di provincia o anche in centro Milano si senta libero di farlo senza aver paura di ricevere insulti?
TU dirai: che bisogno ne hanno?
Io ti rispondo: lo stesso tuo.

Perchè se vuoi tu lo fai e la baci, altrimenti ne fai a meno, ma perchè gli etero possono vivere tranquillamente l'esperienza di un bacio prima di un film ed i gay ancora no?
se la società è emancipata, come tu sostieni, e ha fatto passi avanti, non dovrebbe essere un problema…. eppure….
o forse stai sostenendo che due uomini o due donne in pubblico non hanno “DIRITTO” di prendersi per mano?

il problema è che tu parli di un loro diritto a non esporsi, e sono il primo a sostenere la non obbligatorietà del coming out, ma siamo sicuri che loro abbiano la libertà ad esporsi se volessero farlo?
se tu chiami “esporsi” uno sputtanamento, allora vuol dire che l’omosessualità è disvalore, quindi sconveniente, perchè altrimenti non ci sarebbe problema a dirsi gay.
eppure, ancora oggi, per molti lo è. altrimenti non ci sarebbe la corsa alle smentite o i "distinguo" o le pseudo "Bisessualità" varie.

e ricordati che la scelta non è della sessualità, ma di come viverla, perchè non si sceglie di essere gay (come non si sceglie di essere etero), ma si scglie se vivere da gay in modo libero, felice e consapevole alla luce del sole. non come Povia insomma.
il diritto alla privacy come tutela dalla vergona a me sembra solo un modo per rinforzare “doveri sociali” e stili di vita eterosessisti e omofobi.

Caro Pigi, non so se hai visto Milk, ma nelle tue parole e nel giornale in cui scrivi ogni tanto ritrovo le stesse argomentazioni della società omofoba, impaurita e bacchettona che lottava contro Milk.
Un Milk che parlava di speranza e cambiamento come Obama.. ma forse in Italia l’eco di Obama non è ancora arrivato e purtroppo finchè "giovani" opinionisti politici come te la penseranno così, non arriverà mai.

Marco Mori

2 commenti:

Anonimo ha detto...

urge lettura post diaco. stop. chi è Jane Suskind? Olga?

olga ha detto...

sì...olga