domenica 30 novembre 2008

Oggettivi? mmhh...tentativi?

Vale, a quanto pare si entra nel vivo.
Per comparazione – è l’unico criterio che mi sento di usare, ho scoperto l’Italia dall’esterno -
mi sembrano remarquables:
una tendenza a vivere all’aperto – una certa attitudine a mescolare pubblico e privato;
un’ipertrofia della famiglia, estesa oltre i propri confini biologici, e delle strutture relazionali che essa comporta;
una sorta di affabilità – capacità/tendenza patologica a risolvere i conflitti (qualunque essi siano, in qualsivoglia ambito) al di fuori delle procedure normative che regolano la vita delle comunità moderne (état de droit), come una normalizzazione dello stato d’eccezione.

Tali cose sono tipiche, o quantomeno lo sono in parte, delle civiltà mediterranee – antropologia spicciola ?
In effetti, sempre per comparazione, il sud della Francia, la Provenza mi ha dato una impressione di familiarità considerevole.

A ciò si aggiunge il particolarismo, una grande tradizione municipale – quantomeno per buona parte dell’Italia banana blu - una densità di storia e cultura/arte come diretto patrimonio locale senza eguali in Europa (molti stati europei han conosciuto, ad esempio, il fenomeno delle “città nuove” figlie del boom economico o della ricostruzione del secondo dopoguerra, poli industriali et cetera; tale fenomeno mi pare molto meno significativo chez nous).
Questo porta con se – approssimando, comme il faut vivre avec – da un lato un’effervescenza del locale (mores, langue, in definitiva rappresentazione identitaria) dall’altro una difficoltà di rappresentazione del sistema-paese (provincialismo?) tanto in una logica redistributiva quanto puramente identitaria (quale, ad esempio, il nostro mito fondatore? La resistenza sempreverde? In Francia, certo, fanno ancora credere ai piccoli chers concitoyens di aver resistito e vinto la seconda guerra mondiale).

Va bbuono, ho confuso senza vergogna categorie e qualità ma tant'è. Aggiungerei due altre cosuccie, che rimandano poi ad una sola: la chiesa romana cattolica e “la strategia della tensione”. Che rivengono sommariamente ad una fatto: il potenziale di rinnovamento di una società (valori come forme); dal punto di vista individuale come collettivo ciò si situa molto vicino al concetto di libertà ed autodeterminazione – inerente, mi pare, al concetto di qualità della vita di cui si parlava. La difficoltà di incidere sull’ambiente circostante, per vari motivi, la riottosità al rinnovamento (siamo pur sempre il paese la cui letteratura ancora a fine ‘800 celebrava miti e figure della roma antica) creano uno stato d’animo che definirei: il pantano (niente si muove, le mosche e le carogne cominciano a gironzolarci intorno: me ne vado).

Voila. Scusate la confusione. Spero di aver introdotto delle chiavi di lettura utili (in attesa che qualcuno si occupi del genio italico - cassano, per intenderci).

2 commenti:

mariaba ha detto...

...me lo stavo chiedendo in quel di lussemburgo proprio ieri....osservando lo sguardo triste di un madrileno..il "poverino" che lavora alla corte di giustizia...e del siciliano che rinventa la sua vita in una fabbrica di cioccolato...
cosa ci spinge?...a partire o a restare...l europa e` vista solo come una carte da giocare..e l italia??...`na carta sporca...come direbbe il buon Pino...

alfredo ha detto...

L'europa e' una carta da giocare, di sicuro - cio' pero' non esclude l'italia. Che poi il Lussemburgo sia grigio grigio ed il madrileno triste...i soldi fanno solo 3/5 della felicita'...

btw: Gabriele e Thomas, si attendono cenni di vita