giovedì 27 novembre 2008

Qualità della vita: proviamo ad essere oggettivi?

Sono già incappato nella stigmate dell'accademico rigoroso, ormai non ho più niente da perdere e gioco il ruolo fino in fondo.

Troviamo il filo dei nostri discorsi, per capire innanzitutto dove vogliamo andare a parare. Claudia sostiene che la sbandierata nostalgia dei "cervelli emigrati all'estero" per l'Italia sia infondata, perché legata a ritrite logiche sentimentali personali che deviano l'attenzione dai problemi veri dell'Italia, dunque dalle vere cause dell'inadeguatezza del nostro Paese al pieno sviluppo di una vita professionale per come uno se la immagina soddisfatta.

Nel mio commento, ho introdotto il concetto di "qualità della vita" come indisputabile caratteristica del nostro Paese alla quale molti farebbero riferimento per giustificare perché rimarrebbero volentieri in patria piuttosto che essere coraggiosi, aperti al cosmopolitismo (almeno a livello europeo). Ho detto - mi avete fatto giustamente notare - una gran banalità: cos'è la qualità della vita? Ovvero, quali sono oggettivamente le cause dell'inadeguatezza italiana a garantire vite soddisfacenti ai propri cittadini, compresi quelli più professionalmente o sentimentalmente esigenti?

A me sembra questo il punto del dibattito, ora: molto interessante ma terribilmente complesso. Da discutere punto per punto. Qui mi limito a riflettere a penna per una discussione più strutturata da qui in poi. Non voglio arrivare a nessuna conclusione mia: quella spero che emerga dai prossimi post.

1) Come tutte le espressioni di sensazioni soggettive (felicità, sicurezza), anche la qualità della vita non è uno standard uniformente applicabile. La questione "cosa ci aspettiamo dal mondo?" travalica ogni impresa politicamente sensata. Per dirla con Isiah Berlin, se dovessimo stabilire un'unica visione del bene ("qualità") valida per tutti, sarebbe necessariamente una decisione arbitraria - e costituirebbe proprio la caratteristica fondante una società totalitaria. Anche solo in un campione scelto tra di noi, se io imponessi che avere tanto verde in una città non è per niente un criterio di qualità significativo, farei molto probabilmente torto a molti di voi.

2) "Qualità della vita" è dunque una banalità scientifica, perché data la sua caratteristica intrinsecamente soggettiva ognuno ci mette dentro un po' quello che vuole, e non arriveremo mai a nessuna conclusione politicamente rilevante. O iniziamo un dibattito filosofico (prontissimo, ma diciamocelo) o passiamo a qualcosa di più concreto.
Per esempio, la qualità sistemica delle sfere dove si svolge la vita pubblica degli individui, dove vengono dati i "mezzi per tutti i fini" individuali (echeggiando Rawls), dove si concretizza la soddisfazione del cittadino per il proprio Paese, in termini più semplici.

3) Diamo ordine al raccogliere i nostri giudizi individuali sulla qualità della vita, distinguiamo fra alcune "sfere":
- qualità delle strutture sociali di base (famiglia, vicinato, rapporti inter-personali)
- qualità delle città;
- qualità del sistema-Paese, cioé (approssimando) dell'efficienza dei beni pubblici forniti dallo Stato italiano (giustizia, educazione e formazione, servizi sociali, trasporti).

Ho lasciato fuori appositamente il criterio più facile alla banalizzazione: la vita politica del Paese (partiti, conflitti di interesse, televisioni). Primo perché finiremmo a parlare sempre delle solite cose; secondo, perché credo fermamente che la vita politica sia una diretta conseguenza della vita sociale di un Paese: le strutture politiche - soprattutto in un sistema democratico - rispecchiano il volto della maggioranza della popolazione. In una battuta - solo for the sake of clarity, vi prego non parliamo di questo - non è Berlusconi che ha formato gli italiani, ma sono gli italiani che hanno creato Berlusconi.

Che ne dite, si può impostare così il dibattito: cos'è secondo voi la qualità delle strutture sociali italiane? Quali sono i criteri che utilizzereste? Di cosa varrebbe la pena parlare a riguardo?

Fate il vostro gioco, signori.

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