domenica 14 dicembre 2008

Straight pride

Poniamo per assurdo che le forzate contrapposizioni tra categorie opposte (destra-sinistra, religioso-ateo, dolce-salato) siano solo strumenti funzionali al tentativo dare ordine alla realtà: ma non ad ingabbiarla senza scampo di alternativa. Le opinioni e i comportamenti individuali sono molto più liberi e ragionati di quanto gli stereotipi impongano.

Appunto, allora. Mi propongo di rompere uno dei più grossolani luoghi comuni nel nostro Paese, ma non solo: essere di sinistra (qualunque cosa ciò voglia dire) non significa appoggiare senza riserve le richieste del movimento LGBT (Lesbiche Gay, Transessuali e Bisessuali) e difenderli a spada tratta a prescindere. Dissento, profondamente. Di più, una certa deriva del movimento LGTB sta prendendo una piega che cozza fondamentalmente contro i valori storici della sinistra.

Partiamo dai fondamentali. La richiesta di protezione dalla discriminazione o, peggio, da repressione fisica per la sessualità è un punto non-negoziabile per la cultura Occidentale. La sessualità non è una malattia, né una moda, né per gran parte una scelta: è un elemento costitutivo della persona, tanto quanto il colore dei capelli o il carattere. La proibizione per legge non elimina né l'omosessualità né la transessualità: la reprime soltanto, la sposta sott'acqua per farla riemergere sotto altre spoglie. Diritti in questo senso per i LGBT sono sacrosanti e giustificabili da qualunque punto di vista uno voglia partire. Questo è un pilastro irrinuciabile a maggior ragione per una visione "di sinistra" - si chiama libertà. Meglio, libertà negativa. Libertà da.

Sono le libertà positive, le libertà di fare qualcosa, che meritano una dibattito un po' meno stereotipato. Non c'è scritto nelle leggi morali dell'uomo né un diritto alla fecondazione artificiale, né al matrimonio omosessuale (attenzione, diverso dall'unione civile!), né all'adozione di bambini da parte di coppie omosessuali. Se, da sinistra, nutriamo dei dubbi sulle conseguenze positive dello sviluppo economico basato sulla distruzione degli equilibri naturali del clima e delle risorse naturali, non è altrettanto lecito porsi qualche dubbio sugli esiti di una modificazione della stessa natura che risulterebbe dal fondare tanto un'insostituibile creatura umana quale la famiglia quanto la procreazione di figli? Può reggere il parallelo? Secondo me, in buona parte sì, e non necessariamente da un punto di vista religioso. Il mio, almeno, religioso non è.

Una deriva che dal mio punto di vista diventa inoltre inaccettabile è quella della spettacolarizzazione dell'omosessualità tendente alla presa di una certa egemonia culturale.
I progressi nella generale presa di coscienza pubblica dell'omosessualità hanno cavalcato l'onda della liberazione dei costumi sessuali etero: siamo oscurantisti se diciamo che la mercificazione del sesso e il suo spiattellamento in ogni salsa e luogo ha assunto contorni eccessivi, per non dire preoccupanti? Del pari, siamo degli stronzi illiberali e retrogradi se pensiamo che le provocazioni sessuali dei gay pride abbiano lo stesso banale ed inutile gusto pornografico?

Osservate alcune immagini pubblicitarie di Dolce e Gabbana come quella qui sopra e ditemi: è questo il modello di accettazione dell'omosessualità che pensate? E' questa l'immagine che i LGBT sentono rappresentativa delle loro battaglie? Badate che è questo il messaggio che filtra tra i media di ciò che è l'omosessualità: un vizietto modaiolo per chi è veramente "in", per chi è distinguibile dalla massa perché orgogliosamente, sfacciatamente diverso. Gay pride.

Proprio perché ho un'alta considerazione delle profondità emozionali e psicologiche dell'alter-sessualità, credo che questa deriva istericamente edonista e - lasciatemelo dire - francamente cafona debba giungere ad un limite, per gli etero quanto per i LGBT. Aggiungo uno stereotipo fresco fresco di giornata: l'omosessualità che attraverso D&G e amici si fa strada tra l'opinione pubblica è un'omosessualità arrogantemente destrorsa, tesa ad esaltare la forza e la bellezza assolute dell'individuo (guardate i corpi eroici di D&G!) e il consumismo sfegatato scambiato per gusto. Questo almeno in Italia.

L'Arcigay orientata a sinistra si è comodamente appoggiata sulla spettacolarizzazione offerta dai media, convinta - come Luxuria - che la strada per l'emancipazione passi attraverso il sensazionalità delle azioni, magari attraverso una eccellente prestazione in uno squallido programma televisivo. Possiamo parlare anche di questo a sinistra, invece di far passare i diritti dei LGBT forzatamente attraverso la distruzione del Vaticano?

8 commenti:

alfredo ha detto...

bene, ho iniziato a scrivere un commento, poi mi son reso conto che ne viene fuori un post. datemi un po' di tempo e son da voi. ve ne posso anticipare il titolo - grecheggiante - "la natura ama nascondersi".
giusto un nota: dove sono i gays nella foto D&G in questione? io vedo piuttosto metrosessuali, voi?

Gabriele ha detto...

Scusa la mia (dichiarata e comprovata) ignoranza: definizione di METROSESSUALE?

Per il resto, non vi stupira' se vi dico che sono tendenzialmente d'accordo con Fede. Qualche nota sara' aggiunta in tempi migliori, quando su di me non pendera' la scure del licenziamento in tronco... :)

alfredo ha detto...

Mhh, metrosessuale direi - Claudia aiutami -
un uomo dalla tale agenda: depilazione completa 2 volte al mese;
fitness 3 volte a settimana; parrucchiere spessissimo;
gli abiti si confondono all'epidermide tanto attillati sono (e necessariamente di marca)
piu o meno questo - tendenzialmente
straights

grande Toro - dico sul serio, e' la squadra con piu' cuore e dignita' d'Italia.

clodcop ha detto...

alfredo ma che vuoi da me? io che ne so, tu inventi parole e non é che ti leggo nel pensiero..
sempre forza roma, già che siamo in tema trash.

clodcop ha detto...

invece esiste!

http://it.wikipedia.org/wiki/Metrosessualit%C3%A0

alfredo ha detto...

meanwhile, nessuno commenta, il dossi e' tornato allo stivale a far danni.
dico: l'ultimo punto e' molto interessante. due elementi.
1)dal secondo dopoguerra in avanti tutti i movimenti "alternativi" in odore d'emancipazione sono stati cavalcati dalla "societa' dello spettacolo" (mi viene in mente Salvador Dali', Avida Dollars il surrealista, a far coppia con Christian Dior nelle prime sfilate di moda parigine fine anni '30). carne fresca, come dire.

2)La spettacolarizzazione e l'estremizzazione delle ragioni del movimento LGBT e', in un una certa misura, alimentata dalla chiusura "a priori" di buona parte di interlocutori politici e "stakeholders" (tra cui il Vaticano).
nella spagna post-franchista, ad esempio, lo stesso movimento esplose quale vulcano e con un'intensita' "spettacolare" non certo inferiore (la produzione di Almodovar degli anni 80 testimonia).
Cio' non toglie che, come dici giustamente, un discorso "normativo" sulle liberta' positive del movimento LGBT DEVE superarare la faziosa ed ottusa prospettiva di "distruzione del vaticano".

Gabriele ha detto...

Porca zozza,
ma davvero non ce lo vogliamo mettere in testa che si può parlare delle stesse cose con un linguaggio diverso? Il Vaticano non è fazioso, perchè non tifa per nessuno. Il Vaticano non distrugge un bel niente, e tantomeno sostiene posizioni ottuse. Il Vaticano sostiene teorie che sono fondate su una precisa concezione dell'essere umano, su cui sarà il caso di organizzare un bel ripasso (ci proverò quando avrò tempo...probabilmente nel prossimo millennio, per la vostra gioia!).

Don Gabriele

PS: Caro Alfredo, come disse Gramellini: "Il Toro non è una squadra di calcio, altrimenti sarebbe già venuta a nausea, come quasi tutto il calcio. Il Toro è un'idea, piena di luce e di rabbia. L'idea che tu stai sotto ma tornerai sopra, prima o poi, e nessuno ti trasporterà in alto se non sarai tu a raccogliere le forze contro tutto e tutti, anche contro te stesso e i tuoi pensieri peggiori". Questo è il cuore granata...purtroppo in via di totale estinzione.

Unknown ha detto...

dunque, chi mi cita Isaiah Berlin (anche senza dirlo) non può che famri innamorare...
ti ringrazio fede di aver reiterato a lettera a diaco, ho scoperto così questo tuo post. interessante e stimolante, essendo stato consigliere nazionale di arcigay per due anni.
solo alcune considerazioni,che in altri blog chiamai le ragioni del pride (2005).
1) dimentichi che arcigay fa parte a pieno titolo della "sinistra sociale" di questo Paese. purtroppo, col tempo, è sempre più diventata connivente e aggrovigliata con la sinistra politica, salvo recenti dietrofront. questo ha creato confusioni e problemi di rappresentanza. ma arcigay non è nè la comunità nè tutto il movimento lgbt, ma solo una parte. quindi concediamo il concorso di colpa :)
2) libertà di e libertà da... ok, ci sto. e preferisco la via "pettit" a questo dilemma, una via ideale che è riuscita a prendere "gli ideali dei movimenti (ambientalisti, femministi, omosessuali) e farne delle leggi per" non un gioco di preposizioni, ma di proposizioni...Zapatero docet (ditemi voi politologi se dietro al socialismo dei cittadini di Zapatero non c'è il "repubblicanesimo" di Philip Pettit).
3)arcigay è in una fase di forte cambiamento e non tutto mi è chiaro,questo perchè (a mio avviso, e dista da quello che pensa la dirigenza arcigay) non esiste una comunità lgbt in italia, ma Le comunità (dei credenti, degli orsi, del popolo della notte, dei militanti, degli antagonisti, delle lesbiche... devo continuare?)
e arcigay, principale movimento, negli ultimi 20 anni si è preoccupato quasi solamente di organizzare scopatoi e luoghi di incontro. il risultato è stato che le nuove generazioni, estranee alla linea guida radicale della "differenza è un valore" credono invece al motto "egualianza è un diritto" capovolgendo il fronte poltico (io seguace di judith butler ci vedo la normalizzaizone delle differenze....)
Il movimento guidato dai vecchi non ha quasi più interlocutori, perchè chi dovrebbe stare nel movimento (i gay italiani) aderisce ad un'idea dell'omosessualità costruita dalla società eterosessuale e pensata per una cultura eterosessista (vedi d&g). manca insomma una identità omosessuale che parta come elaborazione politica del movimento omosessuale stesso, è lì il cortocircuito.
scusate se ho scritto un post e non un commento...
sulla metrosessualità mi sono dilettato l'anno scorso.
da presunto e presuntuoso "queer thinker" parlerei di PERFROMANCE a fini consumistici che nasconde il fantasmatico alimentato da una lotta imprescindibile tra "omosocialità" e "omosessualità".
chiedo venia per le mie farneticazioni pseudosociologiche.

Marco
PS. Il vaticano sostiene delle posizioni "culturali" sulla natura che spaccia come "Leggi naturali" e allo stesso tempo si considera unica agenzia deputata a capire, comprendere, analizzare, interpretare e legiferare sulla natura. Ma è la cultura che stabilisce cosa è natura. Fare l'arbitro e il giocatore è troppo comodo...